Che il quartiere di Ngaba a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, sia terribilmente povero lo si intuisce dai materiali di cui sono fatte le sue case, dal sistema fognario a cielo aperto, dalla spazzatura ammucchiata lungo le strade. Lo si deduce dalla mancanza di elettricità, dai rivoli di acqua putrida che scorrono nei vicoli e in cui non è raro vedere un bambino chinarsi a bere.
Eppure qui, tra sporcizia e degrado, nel 2013 abbiamo deciso di costruire una scuola, il Complexe Scolaire Maman Gina Kumbi: un istituto materno, primario e secondario, che potesse accogliere bambini dai 3 ai 18 anni.
Il progetto faceva seguito a quello nato e sviluppatosi con successo nel 2008 nel quartiere di Mbudi, altra realtà municipale di Kinshasa, anch’essa molto difficile. A Mbudi New Life for Children aveva riqualificato la scuola Groupe Scolaire Tshiseleka, destinata sempre a bambini dai 3 ai 18 anni.
Dalla sua costruzione, il Complexe Scolaire ha accolto 3.233 studenti provenienti dagli strati più poveri della società congolese: bambini che a casa non hanno a disposizione servizi igienico-sanitari, che non riescono a mangiare più di una volta al giorno, e le cui famiglie non possono permettersi il pagamento di una retta scolastica.
Le visite di monitoraggio dei nostri cooperatori alla scuola hanno lo scopo di mantenere alta l’attenzione sulla gestione che l’istituto fa dei fondi ricevuti. Nel corso dell’ultima missione il direttore Monsieur Santù ci esprime la sua gratitudine per l’andamento del nostro progetto di sostegno educativo, alimentare e sanitario e ci chiede che venga organizzato al più presto un nuovo seminario pedagogico per gli insegnanti della scuola, desiderosi di crescere professionalmente.
Purtroppo i focolai di Ebola degli ultimi anni e la complicata situazione politica, con i disordini causati dalla permanenza al potere del presidente Kabila, hanno rallentato la nostra attività su quel fronte, ma siamo speranzosi di poter portare nuovi formatori nel paese entro il 2019.
Il direttore ci accompagna quindi a visitare il centro in cui gli studenti ricevono assistenza medica: in un paese in cui malaria, colera e febbre gialla sono epidemici, la vigilanza sanitaria deve essere costante. Il centro è a soli 5 minuti a piedi dalla scuola, per rendere ai bambini facile l’accesso anche quando non accompagnati.
Ospita una sala parto, una sala visite, una stanza per le medicine, un laboratorio ed un ufficio per l’infermeria. All’esterno, la cancellata di protezione che circonda il cortile ci ricorda che il contesto, subito al di fuori di esso, rimane di estremo degrado.
Il monitoraggio prosegue con la visita della mensa e quella nella scuola. Ci viene spiegato che gli insegnanti devono preparare, prima di ogni giornata, una pagina scritta di quella che sarà la lezione in programma, da sottoporre alla direzione per le correzioni e l’approvazione.
I metodi usati in classe sono spesso distanti dalla nostra realtà, ma le interazioni tra insegnante e alunni sono costanti e questo ci conferma che stiamo andando sulla strada giusta. E’ tempo di saluti e passiamo l’ultimo giorno in un clima di festa. I bambini, emozionati di esibirsi, ci presentano i propri risultati, tramite poesie, recite e balli. Noi siamo qui per loro e non ce ne andremo.
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