Nella favela 100 bambini ritrovano l’infanzia

Paulo è nato e cresciuto nella favela Malvinas, a Macaé, Stato di Rio de Janeiro. Strade piene di gente, chilometri e chilometri di violenza e disperazione, con le bande che si contendono il controllo del territorio e una polizia militarizzata che porta avanti la lotta al narcotraffico colpendo indiscriminatamente chiunque viva nella favela.

 

Quando in strada iniziano scontri armati che potrebbero durare ore, le lezioni vengono sospese, e le scuole chiuse: le pallottole vaganti, quando non uccidono, negano il diritto allo studio a migliaia di bambini, influenzando negativamente la loro capacità di sviluppare il proprio potenziale. Una situazione fuori controllo, conseguenza di una politica di pubblica sicurezza repressiva e inefficace. A pagarne il prezzo più alto sono gli adolescenti che vivono nelle baraccopoli, vanno a scuola nella favela e giocano per le sue strade.

 

Gli scontri tra fazioni criminali e le azioni di guerra portate avanti dalla polizia più letale del mondo causano sparatorie da quando Paulo ha memoria. Alcuni dei suoi amici sono morti così, per una pallottola vagante. Altri sono finiti nel giro di qualche banda di trafficanti, altri ancora se sono andati per overdose.
Paulo non voleva questa fine per i bambini che oggi abitano a Malvinas. Così quindici anni fa ha comprato un terreno e ci ha costruito sopra un centro ricreativo, per dare loro un posto dove giocare e studiare, al riparo dalle strade pericolose in cui è cresciuto e da tutti i pericoli che portano con sé: droga, violenza, prostituzione minorile.

 

Il centro si chiama POSCRIS, ed è colorato, pulito e allegro, una boccata di ossigeno in un deserto di violenza urbana. Vinta la diffidenza iniziale delle famiglie, i bambini della favela hanno iniziato a frequentarlo, pochi alla volta.

 

Lo scorso anno abbiamo incontrato Paulo, ci ha chiesto di aiutarlo a ingrandire il suo sogno e noi lo abbiamo fatto. Oggi sono 100 i bambini che si recano quotidianamente al centro: ogni giorno pranzano tutti insieme, ricevono aiuto per fare i compiti, giocano e fanno attività sportive.


I loro educatori hanno svolto un percorso di formazione condotto dagli specialisti della Fondazione Paoletti, nostro partner pedagogico.
Il percorso è rivolto a chi lavora in contesti di violenza urbana, nel tentativo di ridurre la vulnerabilità delle aree di crisi e aiutare i ragazzi a rifuggire la violenza come normale procedura di risoluzione dei conflitti.

 

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