L’istruzione delle donne salva i bambini

Nonostante i notevoli progressi compiuti dal 1990 a oggi nella riduzione globale della mortalità infantile (il numero assoluto dei decessi nella fascia di età tra 0 e 5 anni è passato dai 12,6 milioni del 1990 ai 5,4 milioni del 2017) il numero di bambini sotto i 5 anni che muoiono ogni anno in Africa per cause prevenibili rimane invariato a 2 milioni. Il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (Unicef) ha riferito che la cifra costituisce quasi un terzo di tutti i decessi a livello mondiale in quella fascia di età.

 

Nella Repubblica Democratica del Congo, dove lavoriamo dal 2008, 168 bambini su 1000 nati vivi muoiono prima del loro quinto compleanno. Molte di queste morti sarebbero facilmente evitabili prevedendone le cause, o intervenendo su di esse con cure di base che costano pochi centesimi. Non si tratta quindi di combattere solo malaria, morbillo e Aids: quasi il 40% dei decessi si verifica durante il periodo neonatale, nel primo mese di vita, per altre complicazioni; il 17% è causato da malattie diarroiche. Denutrizione, scarso accesso ad acqua potabile, servizi igienico-sanitari inadeguati sono gli altri fattori che contribuiscono all’elevato livello di mortalità sotto i 5 anni.

 

Una prima soluzione al problema consiste perciò nel migliorare l’educazione materna in materia di salute, igiene e pianificazione familiare. Una madre istruita può riconoscere i primi segnali di una malattia e sapere quando chiedere aiuto. Il passo immediatamente successivo consiste nel fornire a bambini e famiglie assistenza sanitaria di base gratuita, tramite centri che provvedano a vaccinare contro le epidemie più diffuse e a intervenire prontamente all’insorgere di una malattia.

 

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